Oggi è un altro giorno by Giovanni Floris

autore:Giovanni Floris [Floris, Giovanni]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858644256
Google: Rhh14Blo97MC
editore: Rizzoli
pubblicato: 2013-04-01T22:00:00+00:00

… ma diseguali per merito

La diseguaglianza di sinistra, a mio modo di vedere, è una diseguaglianza basata sul merito. L’eguaglianza di sinistra, sempre a mio modo di vedere, è invece un’eguaglianza che si misura sulle pari opportunità. Nasciamo tutti uguali, e abbiamo tutti il diritto di provarci.

C’è scritto anche nella nostra Costituzione, all’articolo 34: «La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso».

Il corsivo è mio. Quand’è che ci siamo dimenticati questo dettaglio? «I capaci e i meritevoli» non significa certo «tutti, a ogni costo». Pensiamo, in questo Paese in cui lo stereotipo ci vuole «santi, poeti e navigatori», a Cristoforo Colombo, Amerigo Vespucci, Giovanni da Verrazzano: uomini che compirono grandi imprese in nome degli interessi commerciali delle potenze dell’epoca, certo, ma anche della loro intraprendenza e del loro spirito di avventura.

Colombo (al soldo degli spagnoli) approda a San Salvador, nelle attuali Bahamas, nell’ottobre del 1492. Vespucci (stipendiato dai portoghesi) compie quattro viaggi approdando in vari punti dell’attuale America Latina, e tanto dice e tanto fa da dare il suo nome a ben due continenti. Giovanni da Verrazzano (finanziato dai francesi) approda in una baia dove le acque di un fiume si mescolano a quelle dell’Atlantico, di fronte a una lingua di terra rigogliosa di vegetazione: sono il fiume Hudson e la penisola di Manhattan. Più o meno dove Giovanni getta l’ancora, quattrocento anni dopo sarà costruito un ponte: il Verrazzano-Narrows Bridge, uno dei principali di New York.

Erano uguali, questi tre signori, e uguali a tanti altri navigatori, italiani e non, del loro tempo? Naturalmente no, ma ebbero opportunità simili: una potenza che affidò loro un lavoro e i mezzi per portarlo a termine. Solo che loro arrivarono, in modi e tempi diversi e con diverso successo, e altri no. Oggi ripensare a questi eroi della scoperta fa riflettere – e se vogliamo essere onesti deprime anche un po’ – e viene spontaneo chiedersi: che tipo di uguaglianza vogliamo creare? Si deve essere uguali all’arrivo o alla partenza? Penso che la risposta giusta sia «alla partenza», perché poi ognuno deve riuscire a manifestare il proprio talento, la propria capacità; e che ci sia competizione è inevitabile. D’altronde l’alternativa (correre in una gara già decisa) è insopportabile.

Per fare un esempio più contemporaneo prendiamo l’università. La politica deve garantire che tutti si laureino o che tutti abbiano la concreta opportunità di farlo? Tutti devono potersi iscrivere e poter studiare, sviluppare le proprie predisposizioni e il proprio talento, ma si laurea solo chi studia. La cosa giusta è permettere l’iscrizione all’università e sostenere chi è svantaggiato, non distribuire titoli di studio a pioggia. Bisogna concentrarsi sulla linea di partenza, non sul podio. Medaglie a tutti vuol dire che alle medaglie si toglie ogni valore, dunque vantaggi per nessuno.

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